
Il futuro dello Slow Fashion, tra “Alta Moda” e Prêt-à-porter. Intervista ad Alec Ross
Luca Litrico intervista Alec Ross, ex consulente del Presidente Barack Obama, sul futuro dello Slow Fashion, e le differenze tra “Alta Moda” e Prêt-à-porter dopo la pandemia.
Alec Ross è stato consulente di tecnologia e innovazione di Hillary Clinton durante l’amministrazione Obama. Oggi vive a Bologna dove ricopre la carica di Distinguished Visiting Professor all’interno della Business School. Luca Litrico, terza generazione della Sartoria Litrico che lavora da Settant’anni nell’ambito della una moda sostenibile, lo ha intervistato sulle tematiche della Slow Fashion. Una chiacchierata per capire dove ci sta portando la “green economy” e come potrà cambiare la moda grazie ad essa, magari attraverso il ritorno all’artigianato.
LUCA: Buongiorno Alec, grazie per avere accettato di condividere la tua esperienza con noi. Tu porti la tua competenza tecnologica e geopolitica in Italia, alla Bologna Business School, un Paese e una città che conosci bene. Hai studiato storia medievale a Bologna 25 anni fa e torni come professore dell’intersezione fra geopolitica e geoeconomia. So che i tuoi interessi ti portano ad occuparti anche di Moda, uno dei settori strategici delle esportazioni italiane e del Made in Italy. Hai da poco presentato il tuo nuovo libro, “THE RAGING 2020’S”, in italiano “I FURIOSI ANNI ‘20”; durante la pandemia e il lockdown, personalmente mi sono più volte domandato dove andrà la moda, un settore molto inquinante per il pianeta, e quale sarà il futuro dello “Slow Fashion”. Gli atelier di Alta Moda, con le loro creazioni sartoriali, sono tornati al centro dell’attenzione in quanto “Green”, perché hanno un occhio di riguardo nei confronti delle materie prime utilizzate e perché lavorano “rispettando”: i tessuti, scelti con attenzione; l’ambiente, perché gli atelier di Alta Moda seguono i dettami dello slow fashion creando solo ciò che è necessario, con meno sprechi possibili; e il Cliente, che diventa la tela capace di dar vita a creazioni uniche. Il tutto seguendo la lunga tradizione artigianale e artistica che è la spina dorsale dell’Alta Moda Italiana.

ALEC: La moda non è il primo settore che viene in mente quando le persone pensano al proprio impatto sul pianeta. Ma la moda è responsabile del 10% delle emissioni di carbonio e del 20% dello spreco d’acqua mondiale. Per intenderci, questi numeri rappresentano più dell’impatto dei voli e delle spedizioni marittime combinati.
La gran parte delle persone non si rende conto dello spreco dei loro guardaroba, ma se continua così l’industria della moda produrrà un quarto delle emissioni mondiali di carbonio entro il 2050. Alcuni brand non si preoccupano di monetizzare lo shopping sfrenato, ma altri stanno diventando pionieri di un approccio più sostenibile. I più virtuosi tra loro sono proprio gli atelier di Alta Moda che hanno un approccio più responsabile nei confronti dell’ambiente e più attrattivo per i consumatori.
LUCA: In che modo la Green Economy, la moda sostenibile e lo slow fashion possono sposarsi con le nuove tecnologie anche nei materiali e, soprattutto, come si può “salvare” l’occupazione mondiale e l’indotto che, fino ad oggi, lavorano nel settore moda, in tutte le sue filiere, dal tessile abbigliamento fino al calzaturiero e pelletteria?

ALEC: La Green Economy, la moda sostenibile e lo Slow Fashion possono sfruttare le tecnologie emergenti in molti modi. La tecnologia è uno strumento, anche veramente potente. Per troppo tempo la moda è stata vista come un’industria “sporca”. L’unico modo per diventare più pulita e sostenibile, è seguire le orme dello Slow Fashion. È dimostrato che uno strumento come i Big Data, per esempio, hanno tutto il potere per diventare la risorsa più importante che abbiamo per raggiungere i nostri obiettivi di sostenibilità. Ci permettono di essere più “precisi” nelle scelte e nell’offerta, e per questo diminuire gli sprechi. Ci permettono di tirare fuori il massimo da quello che abbiamo a disposizione. In questo caso è un esempio di tecnologia in grado di evidenziare le caratteristiche della nostra umanità, invece di ridurle.
Ringraziando Alec Ross per la disponibilità, ricordiamo che il suo libro “I furiosi anni ‘20” è dedicato a chiunque sia interessato ad approfondire queste tematiche.